Francesco Rositani - Pittore – Opere – Quadri – Quotazioni – Michele Maioli – Mario Mafai – Giorgio Morandi – Amedeo Modigliani – Marc Chagall - Casa Museo – Francesco – Cristina
Mario Mafai, pittore italiano del primo novecento, nasce a Roma nel 1902 in un'agiata famiglia borghese e,
appassionato di disegno, quindicenne abbandona gli studi regolari per dedicarsi alla pittura.
Nel 1924 dopo aver stretto amicizia con Gino Bonichi (Scipione),
frequenta con lui la Scuola Libera del nudo all'Accademia di Belle
Arti e con lui inizia a dipingere all'aperto dal vero sia in città che
in campagna ed a passare lunghe ore di studio nelle gallerie e nei musei
romani, la loro vera scuola.
L'anno dopo, nel 1925 Mario Mafai incontra la pittrice e scultrice lituana Antonietta Raphael
alla quale
fu legato da un lungo sodalizio, artistico ed affettivo, dalla quale
avrà tre figlie, Miriam (1926), Simona (1928) e Giulia (1930) e con la
quale allargherà le sue prospettive artistiche.
I due, insieme a Scipione, danno vita al gruppo artistico definito
"Scuola romana"che si opponeva alla visione arcaica dell'arte a favore
di
una visione espressionista.
Nel 1927 Mafai e Antonietta vanno ad abitare nella casa-studio in Via
Cavour ed il pittore esordisce nella "Mostra di studi e bozzetti"
organizzata dall’Associazione Artistica Nazionale in Via Margutta,
ripetendo l'anno dopo l'esposizione alla XCIV Mostra degli Amatori e
Cultori di Belle Arti. In questo periodo Mafai frequenta insieme a Scipione la Biblioteca di
Storia dell’Arte di Palazzo Venezia, stringe rapporti di amicizia con Ungaretti, de Libero, Sinisgalli, Beccaria e Falqui.
Nel 1929 espone, con Scipione e altri, al "Convegno" di giovani pittori
a Palazzo Doria, appoggiati dal pittore Cipriano Efisio Oppo già sostenitore dei "fauves", in
particolare Henri Matisse e della Secessione romana e da Roberto Longhi,
che conia per il terzetto Mafai -
Scipione - Raphaël, la fortunata definizione "Scuola di Via Cavour".
Effettivamente in quegli anni di grandi dibattiti, la casa di Mafai e
Raphaël divenne un punto di riferimento per artisti e letterati, che vi
si ritrovavano a discutere.
Ai primi del 1930 parte con la moglie per Parigi, ma nel novembre è di
nuovo a Roma per una personale, con Scipione, alla Galleria di Roma
diretta da Pietro M. Bardi; il pittore è in una fase di transizione artistica, ai tenebrosi impasti
assimilati nei musei, si sostituisce un nuovo interesse per la luce. Gli anni Trenta, mentre Mario Mafai esplora una costruzione del nudo più
astratto e metafisico in chiave anticlassicista, sono caratterizzati
dal susseguirsi di fortunate esposizioni: dalla I Quadriennale di Roma
del 1931, alla mostra
itinerante negli Stati Uniti (1931-32), alla XVIII Biennale di Venezia
(1932), alla II Quadriennale del 1935, alla mostra itinerante
"Exhibition of
Contemporary Italian Painting" a San Francisco, alla personale alla
Galleria della Cometa del 1937, alla XXI Biennale di Venezia del 1938,
alla seconda mostra milanese di "Corrente" alla Galleria Grande del
1939.
Nel 1939 si trasferisce con la famiglia a Genova, per sottrarre
Antonietta alle discriminazioni razziali, Mario Mafai è ormai un pittore
di
grande successo e la sua evoluzione artistica lo portato ad un breve
periodo di Neorealismo con raffinate
meditazioni coloristiche ed alle prime Fantasie, grovigli di nudi in conflitto o grottesche mascherate, dove i più vari
riferimenti (Goya, Géricault, Grosz) si affollano in una concitata atmosfera di terrore che preannuncia il caos della guerra.
Gli anni Quaranta, per quanto la guerra lo permette, il pittore tiene personali a
Milano, a Genova ed a Roma, dove nel 1944 è tra i principali espositori
della mostra "Arte contro la barbarie" promossa da "L'Unità".
Nel 1948, la passione politica entra nella vita del pittore che aderisce
al P.C.I. e, in una lettera a "Rinascita", s'impegna, con altri, per
un'arte contro il formalismo senza contenuti, accettando di partecipare
alla formazione dell'importante collezione Verzocchi sul tema del
lavoro, famosa l'opera Gli scaricatori di carbone.
Sempre nel 1948 la XXIV Biennale di Venezia ospita una sua importante personale,
che raccoglie opere dal 1938 al 1947, mentre Mafai si incammina sul sentiero dell'Arte Informale, abbandonando gli stretti riferimenti alla realtà
per fare spazio alle pure tessiture cromatiche.
Gli esiti di questa ricerca non figurativa sono esposti in una
serie di mostre, alla Galleria La Tartaruga di Roma (1959), alla
Galleria Blu di Milano e alla Bussola di Torino (1960), alla VI Biennale di San Paolo del Brasile (1961).
In un primo bilancio dell'arte italiana fra le due guerre Mario Mafai ha un posto di rilievo nella Mostra Storica
sulla Scuola Romana curata da Castelfranco e Durbè alla Quadriennale del
1959.
Alla sua ultima personale alla Galleria L'Attico di Roma nel 1964;
presenta le opere dell'ultimo periodo: Ricordi inutili (1958), Rinascere
(1959), Ciò che rimane (1960) e Corde del 1960-63.
In una nota in catalogo il pittore sottolinea la coerenza interna del
suo lavoro, che, in un arco di oltre quarant'anni, lo ha portato a
scelte innovatrici non per ansia di novità o frettoloso adeguamento, ma
per esplorare, oltre l'essere, il possibile.
Che Meraviglia!
RispondiEliminaNiente a che spartire con i Fiori poggiati sulla tavola o le Nature Morte con Teschio.